Rannicchiato ai piedi di un ripido versante, giace alla base dell’antica ed estesa foresta di pini silvestri voluta dagli austriaci agli inizi del 1900 per la produzione della trementina.
Fino al 1915 fu, infatti, un territorio extradoganale dell’Impero Austroungarico, che ha lasciato traccia visibile anche nella bella fontana raggiungibile in breve dalla piazza centrale.
Al limite inferiore del paese, anticipata da una piazzetta, è la chiesa dedicata agli apostoli Simone e Giuda Taddeo, in parte risalente al 1117, originata da una cappella molto antica. L’altare maggiore fu dono di un conte Lodrone (1724), come indica lo stemma con il leone rosso in maestà. Curioso il pulpito di legno con un braccio che fuoriesce impugnando il crocefisso: ce n’era uno analogo a Magasa, secondo un uso trentino-austriaco. Oggetto di grandissima devozione è la statua della Madonna entro un baldacchino, protagonista della processione che si tiene il giorno dell’Assunta, il 15 agosto di ogni anno. Dal sagrato della chiesa possiamo vedere l’antico lavatoio ancora funzionante.
Il paese si sviluppa in pendio, in posizione strategica per la visuale, lungo strade collegate fra loro da ripidi viottoli o gradini. Attraversando l’abitato si possono osservare edifici rustici e residenziali, con architetture tradizionali caratterizzate dalle sapienti orditure dei tetti, dai mirabili cortili, dai portali talvolta protetti dai passaggi voltati e dai ballatoi in legno, un tempo utilizzati per essiccare le pannocchie di mais. È frequente incontrare la caratteristica architettura della casa a pendio, dotata di un accesso a valle per la stalla e a monte per il fienile e l’abitazione; il collegamento pedonale veniva risolto con scale esterne o passaggi, talvolta voltati, denominati “involt”. Si è conservato, benché ristrutturato, un esempio di “casa unitaria”, che riuniva in un solo edificio locali di abitazione e spazi di lavoro. È chiamato “Vaticano” (perché era abitato da parecchie famiglie): al piano terra si trovava il forno per il pane, la stalla comune, la casera e la cantina, al primo piano la cucina, al secondo le camere, nel sottotetto il fienile.
A cornice dell’abitato un succedersi di prati dove ancora si coltiva il tipico fagiolo della Valvestino, oggetto di progetti di ricerca per il recupero e la valorizzazione a cura del Consorzio Forestale Terra tra i due Laghi-Ecomuseo della Valvestino, in sinergia con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Regione Lombardia.
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