Serviva a produrre la calce cuocendo le pietre calcaree estratte dalle rocce: era fatta a botte, parzialmente scavata nel terreno e rivestita di altro pietrame, con una porticina per accendere ed alimentare il fuoco che doveva durare ininterrottamente e con costanza a 1000°C per circa otto giorni.
La diffusione delle calchere è concentrata principalmente nella catena prealpina dove è possibile reperire la materia prima: sono infatti legate agli affioramenti di calcare o dolomia.
Nelle immediate vicinanze della vecchia calchera è possibile esplorare la zona umida che occupa un ampio fondovalle creatosi con la confluenza dei torrenti Toscolano e Personcino. È formata grazie al deposito naturale dei sedimenti portati dai due torrenti e da un continuo interramento, che gradualmente modifica i parametri ambientali: alterna periodi di completa immersione a periodi di parziale immersione dovuti alla portata dei due torrenti di alimentazione. Vi è dunque la presenza di una tipica vegetazione ripariale e palustre, quest’ultima posizionata al centro e spesso sottoposta a totale immersione. La vegetazione ripariale è caratterizzata dalla presenza di alberi e arbusti igrofili, in particolare salici. La vegetazione palustre consta invece di piante erbacee, tra cui carici e juncacee. L’area umida veniva utilizzata per l’abbeverata delle mandrie quando venivano portate ai pascoli alti.
L’ottima qualità delle acque dei corsi d’acqua della Val Vestino ha permesso alle colonie di gambero di fiume di continuare a riprodursi, in quanto l’Austropotamobius pallipes, essendo molto esigente verso la qualità delle acque, rappresenta da solo un indicatore biologico per valutare le condizioni degli habitat la cui compromissione ha indotto a considerarlo specie rara, in pericolo di estinzione. È tutt’ora in corso il progetto di ricerca LIFE 2020, finanziato con i fondi europei per l’ambiente volto alla tutela del gambero di fiume che dal 1970 sta registrando una fortissima e preoccupante diminuzione su tutto il territorio nazionale a causa del diffuso degrado ambientale. Il gambero, da parte sua, ci sta fornendo dei messaggi, che purtroppo non sono incoraggianti, né per il suo futuro, né per il nostro. Impariamo quindi a conoscere i torrenti per apprezzarli e per gestirli correttamente, prima che questi si modifichino irreversibilmente.
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