<< Se aspettate che un gambero vi porti, voi l’aspettate invan, son tutti morti >>. Con queste parole un pescatore del lago di Garda rispondeva, nella primavera del 1861, a P. Martinati, studioso, che gli chiedeva alcuni esemplari di gambero del lago per confrontarli con quelli presenti nell’entroterra della provincia.
A distanza di 130 anni il problema dei gamberi è ancora attuale: infatti dal 1970 si sta registrando una fortissima e preoccupante diminuzione, su tutto il territorio nazionale, di questo animale che si era risanato e rinvigorito dopo la peste del 1860.
La causa di tutto ciò è probabilmente da ricercarsi nel degrado ambientale.
Ogni organismo vivente svolge la sua attività biologica in un preciso habitat; quando questo si modifica, una nuova comunità biologica, capace di adattarsi alle mutate condizioni ambientali, va a sostituire quella precedente, operando una pressione negativa su parecchi organismi.
Il gambero di fiume, essendo molto esigente verso la qualità delle acque, rappresenta da solo un indicatore biologico per valutare le condizioni degli habitat descritti. La compromissione degli habitat del gambero ha indotto I.U.C.N. (International Union for Conservation of the Nature and Natural Resources) a considerare il gambero di fiume specie rara, in pericolo di estinzione.
Impariamo a conoscere i nostri fiumi ed il nostro lago, per apprezzarli e per gestirli correttamente, prima che questi si modifichino irreversibilmente. Anche il gambero, da parte sua, ci sta fornendo dei messaggi, che purtroppo non sono incoraggianti, né per il suo futuro, né per il nostro.
A tal proposito è compito anche nostro promuovere una politica di salvaguardia di questa specie mediante alcuni semplici comportamenti:
– Non frequentare in rapida successione ambienti acquatici limitrofi ma separati contrastando così la diffusione, anche se involontaria, di malattie letali per Austropotamobius pallipes e della <<peste del gambero>>: per evitare tutto ciò è sufficiente il cambio degli scarponi prima di raggiungere le zone umide e i torrenti di pianura dove il gambero alloctono risiede;
– Di primaria importanza anche segnalare al proprio ente gestore avvistamenti degli alloctoni invasivi quanto prima garantendo così maggior probabilità di successo dei tentativi di eradicazione molto precoci, cioè nella fase iniziale della colonizzazione. In fasi di insediamento avanzato l’eradicazione diventa molto difficile; si può condurre solo il contenimento;
– Vietarne la pesca (connessa alla tradizione culinaria). Purtroppo, sappiamo bene che la pesca del gambero viene praticata da sempre dai bracconieri, che non rispettano le norme;
– Attenzione alla gestione delle immissioni di salmonidi per la pesca sportiva, all’apparenza innocue, che impediscono l’instaurarsi di un naturale equilibrio tra le popolazioni di gambero autoctono e quelle di salmonidi, cancellando le prime. Sono inoltre un ulteriore rischio di diffusione della <<peste del gambero>>;
– L’attività di manipolazione dei gamberi autoctoni e alloctoni deve essere compito esclusivo di specialisti autorizzati poiché vi è connesso il rischio di propagazione degli alloctoni, della diffusione della <<peste del gambero>> e di interferenze genetiche. Inoltre il riconoscimento morfologico delle specie non è sempre facile ed esistono popolazioni autoctone geneticamente differenziate che vanno conservate;
La conservazione è una responsabilità collettiva, nessun soggetto specifico da solo può conservare la specie, tra tutti i soggetti la cui attività afferisce/interferisce con la specie e il suo habitat: gestori del territorio, ricercatori (mediante la condivisione delle conoscenze), progettisti, comportamenti di frequentatori, realizzatori degli interventi e proprietari dei terreni prospicenti alvei.
Lo sforzo di conservazione deve essere inoltre articolato, nessun intervento specifico da solo può conservare la specie, mirando a conservare l’idoneità dell’habitat (continuità spaziale per consentire scambio genetico, deflusso acque idoneo al mantenimento di popolazioni vitali, ampi tratti naturali su almeno una delle sponde essendo i siti di rifugio prediletti, diversificazione morfologia dell’alveo: pozze, tratti calmi, tratti rapidi, profondità variabile) e a garantire aiuto alle popolazioni (in regressione mediante reintroduzione-restocking di individui allevati allo scopo e in difficoltà momentanea mediante traslocazione temporanea in siti sicuri).
Bibliografia: Daniele Zanini in “il garda – L’ambiente, l’uomo Ottava miscellanea di studi” Centro Studi per il Territorio Benacense”
Per approfondire… Pubblicazioni e Materiali a supporto
PUBBLICAZIONI IN FORMATO CARTACEO E DIGITALE
• https://naturachevale.it/wp-content/uploads/2021/01/Il-gambero-di-fiume-una-specie-in-pericolo.pdf
• https://naturachevale.it/wp-content/uploads/2021/01/The-Freshwater-Crayfish-an-endangered-species.pdf
• https://naturachevale.it/wp-content/uploads/2021/01/Senti-Come-Pizzica-il-gambero-di-fiume.pdf
• https://naturachevale.it/wp-content/uploads/2021/01/Il-gambero-di-fiume-poster-1.pdf
• https://naturachevale.it/wp-content/uploads/2021/01/Il-gambero-di-fiume-poster-2.pdf
MANUALI/LINEE GUIDA IN FORMATO DIGITALE
• https://naturachevale.it/wp-content/uploads/2021/02/Manuale-didattica-per-insegnanti_gambero-di-fiume.pdf
Specie-alloctone-di-gambero-in-Lombardia-Linee-guida-per-il-contenimento.pdf (naturachevale.it)
ACTION_PLAN.pdf (regione.lombardia.it)
Descrizione del Progetto
Le attività sono realizzate nell’ambito dell’Azione E9 “Attività di divulgazione e disseminazione delle attività di conservazione del Gambero di fiume” del LIFE IP GESTIRE 2020, progetto cofinanziato dal Programma LIFE della Commissione Europea https://ec.europa.eu/easme/en/life e sulla base di uno specifico accordo sottoscritto con ERSAF http://www.ersaf.lombardia.it per l’attuazione dei Piani di comunicazione per la conservazione di gambero di fiume autoctono (Austropotamobius pallipes). Nel progetto sono coinvolti altri Enti gestori dei siti Natura 2000 tra i quali la Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano http://www.cm-parcoaltogarda.bs.it/(dimensione partecipativa del progetto).
Scatti: https://naturachevale.it