N.B. Per chi intende proseguire il percorso “Sua Maestà il formaggio Tombea … Re della tavola in Val Vestino”
Tempo di percorrenza: 1h 40’ (solo andata)
Difficoltà: E (Escursionistico)
Percorrenza: Bike & Trekking
Partenza: Malga Alvezza (1265 m)
Arrivo: Cima Tombea (1950 m)
Dislivello: 685 m
È possibile osservare verso Nord quello che un tempo era il territorio dell’Impero austro-ungarico, mentre alle spalle si può ammirare quella che ne fu l’estrema pendice meridionale: la Valle di Vestino. Nel maggio del 1915, i soldati italiani liberavano la Valle o, meglio, la occupavano, dato che i valvestinesi pare non fossero entusiasti di essere annessi all’Italia. Il 26 settembre 1920 avvenne la definitiva annessione del Trentino e dell’Alto Adige all’Italia. Percorrere e osservare una mulattiera di origine militare, oltre a rievocare la memoria delle attività di belligeranza di un tempo, fa comprendere quanto la guerra cambiasse la vita dei borghi vicini e ne coinvolgesse le energie. Si possono visitare antichi depositi militari scavati nella roccia, trincee e postazioni strategiche realizzate in muratura o scavate nel terreno, e ciò che resta della stazione di monte di una teleferica.
Superata Malga Alvezza (1265 m) si avanza fino ad una curva a gomito dove prendiamo il sentiero n. 267B; tralasciando le indicazioni per Bocca di Cablone e Monte Tombea. La mulattiera sale tra prati, boschi di abete e faggio, con spettacolari vedute su Magasa e Denai. Attraversiamo un piccolo torrente e seguiamo la strada fino all’evidente bivio dove si svolta a sinistra raggiungendo e superando Malga Tombea (1820 m).
Nei dintorni del piccolo stagno, che si trova all’inizio della piana e ha come sfondo il monte Caplone, si notano dei cumuli di terriccio simili a tombe. La leggenda narra che il nome Tombea, derivi proprio dalla conformazione morfologica del terreno intorno al laghetto. In breve, si narra che il pastore più ricco di Storo non si accontentasse del pascolo che sorgeva sul suo comune, e volesse allargare i suoi confini sul pascolo di Val Vestino. Così lo storese, prima di recarsi al pascolo sul Tombea, si fermò a valle in un suo campo riempiendo le scarpe di terra. Arrivato sul pascolo, cominciò a fare le sue rimostranze verso i pastori, giurando e spergiurando che la terra che calpestava era sua appellandosi al giudizio di Dio, aggiungendo che, se giurava il falso, gli sarebbe caduto un fulmine sul collo. Come ebbe pronunciato le parole, tuoni, fulmini e saette sconquassarono la terra e un abisso senza luce e senza fondo si aprì ai suoi piedi e, con un terribile urlo di angoscia, ne fu inghiottito mentre le pecore restarono mummificate. Nel luogo ove fu sommerso il disgraziato pastore, sorse immediatamente un piccolo stagno che, a detta dei valligiani, è provvisto d’acqua anche nei periodi di lunghe e ostinate siccità.
Sulla destra, in una ventina di minuti circa, una vecchia mulattiera militare di arroccamento, percorribile solamente a piedi, ci porta alla sommità del Monte Tombea (1950 m) dove è presente una rosa dei venti circolare in muratura, alta 1,50 metri, ove sono rappresentati i punti cardinali e i trentaquattro nomi dei monti visibili; il punto panoramico è eccezionale. Si rientra lungo il medesimo percorso dell’andata.
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