In un anno imprecisato tra il 1496 e il 1537 una violenta epidemia di peste si propagò nel villaggio di Droane facendo strage della sua popolazione, 150 abitanti circa.
La pestilenza fu così terribile che, ponendo una pagnotta alla Croce di Camiolo, fra Droane e la Val Vestino, la parte di pagnotta rivolta verso l’abitato di Droane anneriva e marciva, mentre l’altra restava bianca. Sopravvissero solo due vecchiette che, essendosi rifugiate in una stalla, si resero immuni all’infezione grazie all’odore del caprone “bec”. Trovatesi sole, le due donne cercarono ospitalità altrove, dirigendosi verso Magasa. Qui furono respinte per paura del contagio, così dovettero proseguire per Tignale. La fatica fu fatale ad per una delle due donne che morì di stenti lungo il cammino, mentre l’altra giunse a destinazione e trovò buona accoglienza. Alla sua morte lasciò quindi in eredità la terra che possedeva presso Droane, subordinando il lascito all’osservanza di una condizione: che ogni anno il 26 giugno, giorno di San Vigilio, santo a cui la donna era particolarmente devota, vi si celebrasse una Messa in suo suffragio e al termine di essa venisse distribuito un quintale di pane benedetto fra i partecipanti per difendersi dalle malattie. La tradizione viene ancor oggi rispettata.
La chiesa di San Vigilio a Droane è intitolata al vescovo di Trento che per primo portò il cristianesimo in Val Vestino: insieme all’antica Pieve di Turano, risulta essere una delle prime chiese della Valle; e sembra che dovesse già esistere nel 1186. Sorge isolata su un’altura che domina la Val Vestino ed è composta da un’unica navata voltata a botte con copertura a capanna. Sul retro della chiesetta è collocata la croce che sormonta l’ossario, dedicato alle vittime dell’avvenuta pestilenza, posto sotto il pavimento della vecchia chiesa. Nelle vicinanze una curiosa costruzione ricavata in un anfratto “cùel” e abitata fino al 1952.
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