Magasa, borgo abbarbicato sulla montagna immerso in uno spettacolare scenario verde ad un’altezza sul livello del mare di 976 metri, è sede municipale del Comune di Magasa e, con 109 abitanti, l’insediamento maggiore della Val Vestino.
È proprio la natura l’aspetto più importante del territorio che, essendo ricco di elementi floro-faunistici di particolare interesse, risulta una vera oasi naturale del Parco Alto Garda Bresciano. Il toponimo Magasa deriva probabilmente dalla parola “mag” che significa campo.
Nei pressi del parcheggio, il borgo ci accoglie con una statua dedicata alle “donne portatrici” in ricordo del loro pesante lavoro eseguito durante la Prima guerra mondiale. L’opera è stata realizzata dal salodiano Aime e voluta dall’Amministrazione Comunale nel primo centenario dalla fine della Grande Guerra.
Arrivando alla chiesa si nota il campanile costruito nel 1768 e il bell’orologio con sotto la scritta latina “Unam time horam”. La chiesa di san Antonio abate risale probabilmente al XVI secolo ed è stata ricostruita nel 1739. Peculiare è il porticato posto sul lato est. Antico, artistico e unico ora della valle è il pavimento di ammonitivo rosso e giallo delle cave di “Marmer” del monte Denervo. Diverse le opere di pregio, su tutte la tela della Madonna della Grazia, donata alla comunità dal conte Carlo Ferdinando di Lodrone che la fece dipingere nel 1714. Dal 1200 al 1807, infatti Magasa, come tutti gli altri paesi della Valle, fu feudo dei Conti di Lodrone e territorio del Principato vescovile di Trento. La pala dietro l’altar maggiore dove è raffigurata l’Incoronazione della Vergine con san Giovanni Battista, sant’Antonio abate e san Lorenzo, patroni della valle, risale al 1763 ed è opera del pittore bresciano Francesco Savanni. Un’altra pala del 1800 fu realizzata da Bartolomeo Zeni, pittore veronese.
Le sue antichissime origini risalirebbero ad un insediamento di popolazioni celtiche. Abitata dagli Stoni, dai Galli Cenomani, fu dominio romano e longobardo.
Il congresso di Vienna del 1815 riconfermò la giurisdizione di queste comunità all’Impero Asburgico e alla città di Trento.
Terra di confine, dal 1426 al 1797, con la Repubblica di Venezia e con il Regno d’Italia fino al 1918, fu per secoli percorso obbligato per quegli eserciti che, intenzionati a evitare la Rocca d’Anfo posta a difesa sul lago d’Idro, scendevano dal nord Italia verso la pianura Padana, o viceversa vi salivano. Numerosi furono i passaggi e le occupazioni militari: Georg von Frundsberg alla guida dei mercenari lanzichenecchi diretto alla conquista di Roma, nel 1796 i soldati napoleonici requisirono animali e cibarie, nel 1800 i soldati austriaci e garibaldini si alternarono nelle occupazioni ed infine, nel 1918 Magasa e la Valle di Vestino passarono dall’amministrazione austriaca a quella del Regno d’Italia.
Magasa si staccò dalla provincia di Trento nel 1934 diventando frazione di Turano. Ritornò comune nel 1947, ristabilendo così l’antica autonomia amministrativa. I suoi statuti rinnovati risalgono, infatti, addirittura al 1° ottobre del 1589.
Per quanto riguarda la Corte d’Appello Magasa fa capo tuttora al capoluogo trentino, come pure per il catasto e il sistema tavolare Teresiano.
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